E’ in corso la riunione all'Istituto Zooprofilattico di Torino sul caso dei cinghiali della Valsesia contaminati da tracce di cesio. Sulla lingua e nel diaframma sono stati trovati limiti superiori di dieci volte a quelli previsti in caso di incidente nucleare.
Nel summit di questa mattina sono coinvolti la prefettura, l'Arpa e i carabinieri del Nucleo anti sofisticazione. Il ministero è collegato in videoconferenza. "Dobbiamo stabilire un piano di emergenza. Il dato di ieri è confermato. La caccia adesso è chiusa ma è necessario capire al più presto come agire e quali controlli fare", dice la direttrice dell'Istituto Zooprofilattico Maria Caramelli prima di entrare in riunione.
Dalla videoconferenza emerge che i cacciatori erano già stati avvertiti dalle Asl di non mangiare la carne dei cinghiali nella zona della Valsesia.
Partirà già questa mattina un laboratorio mobile della sezione inquinamento da sostanze radioattive del nucleo che fa parte del reparto del Noe e saranno sentiti i cacciatori, per tracciare una mappa dell' itinerario fatto dai cinghiali. Un' indicazione utile per capire dove potrebbe esserci stata la contaminazione.
I campioni erano stati prelevati per essere sottoposti ad una indagine sulla trichinellosi, una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente suini e cinghiali. Ma cercando il parassita ci si è imbattuti in altro: positivi a un test di screening per la ricerca del radionuclide cesio 137. I 27 campioni con valori superiori alla soglia sono stati inviati nei centri specializzati per la ricerca della radioattività nel settore zootecnico. Il cesio 137 è un isotopo radioattivo che fu rilasciato - tra l'altro - nel 1986 dalla centrale di Chernobyl.
"I cinghiali sono degli animali sentinella delle condizioni di inquinamento dei territori in cui vivono, perchè ci forniscono delle informazioni precise sull'ambiente. Quindi, senza fare ipotesi azzardate sugli esemplari positivi al cesio 137, come quella di un retaggio di Chernobyl, una contaminazione degli animali deve richiedere approfondimenti e analisi del contesto ambientale, metereologico e idrogeologico in cui vivono" afferma Aldo Grasselli segretario nazionale del Sindacato italiano veterinari medicina pubblica. "Ora - aggiunge - vanno analizzati gli esemplari, la loro età e morfologia, capirne la dieta e se, ad esempio, sono migrati da altre zone".
La concentrazione del cesio 137 nei cinghiali della Valsesia non è una contaminazione dovuta agli ex siti nucleari non lontani di Trino e Saluggia, ma verosimilmente è da attribuire all'esplosione del reattore della centrale di Chernobyl, nell'86. E' quanto risulta dai controlli svolti dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Piemonte che effettuerà "uno specifico monitoraggio radiologico dell'area della Valsesia per approfondire le problematiche di contaminazione radioattiva dei cinghiali".
Dalle indagini che l'Arpa svolge "nell'ambito delle reti di monitoraggio radiologico regionale risulta che il Cs137 è un isotopo radioattivo ancora presente in ambiente a seguito del rilascio durante l'evento di Chernobyl e che tale isotopo, pur essendo presente in tracce, può concentrarsi in alcune specie vegetali e animali, quali funghi e selvaggina".